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Daniele Giammaria MD ( Ospedali Riuniti Marche Nord – Pesaro. Contatto: da.giamma@gmail.com)
Alessandro Pajewski, PhD
Il virus SARS-CoV-2 può causare in alcuni pazienti una malattia di grado severo e spesso mortale. L’età, la presenza di malattie pregresse e il sesso maschile sembrano essere i fattori di rischio più importanti, anche se ad oggi nessuno ne conosce esattamente il motivo. Si ipotizza che in questi pazienti la risposta iniziale del sistema immunitario al virus non sia ottimale e che con il procedere della malattia l’infiammazione diventi così aggressiva da creare gravi danni a polmoni, reni, cuore e altri organi. In attesa che sia disponibile un vaccino, i pazienti con forme severe vengono trattati con farmaci che agiscono sfruttando meccanismi d’azione diversi nella speranza di ridurre la mortalità causata dalla malattia.
Lo Zinco (Zn) è un minerale presente in piccole quantità nel corpo umano ed è necessario per la sua sopravvivenza. E’ coinvolto nell’attività di circa 2000 enzimi cellulari e 750 fattori di trascrizione dei geni che sovraintendono a numerose funzioni fisiologiche essenziali.1,2 In particolare, è ben conosciuta la sua importanza nel garantire il corretto funzionamento del sistema immunitario. Benché non siano ancora disponibili studi specifici sull’argomento, una serie di evidenze scientifiche suggerisce che in alcuni individui l’integrazione dietetica con prodotti a base di Zn potrebbe migliorare la risposta immunitaria contro il virus SARS-CoV-2:
1) Con l’aumentare dell’età sia l’apporto di Zn fornito dalla dieta che le capacità dell’organismo di assimilarlo si riducono. Si stima che meno del 50% della popolazione sopra i 65 anni riesca ad apportare le dosi giornaliere raccomandate di Zn e che circa il 30% della popolazione anziana ne sia carente.3,4 Alcuni ricercatori sostengono che la carenza di Zn nella popolazione anziana sia uno dei fattori alla base di quel processo chiamato “immunosenescenza” ovvero la progressiva riduzione delle capacità di risposta del sistema immunitario a patogeni e tumori che si osserva con l’avanzare dell’età.5
2) Lo Zn ha mostrato di inibire la replicazione di molti tipi di virus.6 In particolare, in studi condotti su cellule infettate da virus SARS-CoV-1 lo Zn ha bloccato la replicazione virale inibendo in modo selettivo l’enzima che il virus utilizza per replicare il proprio codice genetico, la RNA polimerasi.7 È interessante notare che la clorochina e i suoi derivati, usati attualmente per il trattamento dei pazienti con malattia da coronavirus-19 (COVID-19), abbiano tra le loro proprietà anche quella di favorire l’ingresso dello Zn all’interno delle cellule.8
3) L’attività dello Zn è essenziale nel differenziamento, sviluppo e mantenimento della funzione di tutte le cellule del sistema immunitario. Questo vale anche per le cellule dell’immunità innata come i linfociti Natural Killer che rappresentano una delle prime linee di difesa contro quei virus, come il SARS-Cov-2, per i quali l’organismo non possiede ancora anticorpi.9 E’ noto che i pazienti con carenza di Zn sono soggetti ad infezioni più frequenti e più severe.10
4) Un’adeguata presenza di Zn all’interno delle cellule dell’organismo è una condizione indispensabile per modulare correttamente la risposta infiammatoria del sistema immunitario.11 In modelli sperimentali di infezione grave e generalizzata la carenza di Zn è stata associata ad un aumento plasmatico significativo dei mediatori dell’infiammazione (citochine ed interleuchine) e dei danni collaterali ad organi e tessuti da questi provocati.12 Quando l’infiammazione si diffonde nell’organismo in modo incontrollato si osserva una brusca riduzione dei livelli plasmatici di Zn perché il minerale viene concentrato nelle cellule del fegato lasciando sguarniti tutti gli altri organi e tessuti del corpo.13 E’ interessante notare come lo Zn moduli la risposta infiammatoria inibendo in particolare la produzione di Interleuchina-6 (IL-6).14 Recentemente l’IL-6 è divenuta popolare perché considerata potenzialmente responsabile di alcune forme gravi di COVID-19 ed è attualmente oggetto di studi clinici in cui viene impiegato l’anticorpo monoclonale Tocilizumab che ne blocca selettivamente l’attività.
Non si può pensare che l’assunzione di un micronutriente da solo possa fornire la soluzione ai problemi causati dalla diffusione pandemica del virus SARS-CoV-2. Tuttavia, in una situazione emergenziale qualsiasi fattore potenzialmente positivo, suffragato da dati scientifici, privo di significativi effetti collaterali e alla portata di tutti dovrebbe essere preso in considerazione per proteggere chi ne ha più bisogno. Nell’attesa che si svolgano studi clinici specifici sull’utilizzo dello Zn nella prevenzione e nella mitigazione dell’espressione clinica della COVID-19, i soggetti più a rischio (età maggiore di 60 anni e persone affette da patologie croniche) potrebbero assumere quotidianamente, in via cautelativa, integratori a base di Zn. Naturalmente una sana alimentazione che apporti quotidianamente tutti i nutrienti rimane indispensabile affinché l’organismo sia nelle migliori condizioni per rispondere al meglio a tutte le malattie compresa la COVID-19.
Le dosi raccomandate giornaliere di Zn da assumere oscillano tra i 10 e i 15 mg. Nei comuni integratori sono impiegate tipologie diverse di sali di Zn (gluconato, citrato, bisglicinato, etc..) con poche differenze riguardo all’assorbimento. Sembra che il sale di Zn Solfato sia quello meno assimilabile.
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